Una vita da mediocre

17,00

AUTORE: Berardo Medori
TITOLO: Una vita da mediocre
ANNO: ©2022 DI CARLO EDIZIONI
ISBN-13: 979-1281201170

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Descrizione

“Una vita da mediocre” Quale storia si celerà mai sotto il titolo del libro che ho l’onore e il piacere di raccontare? Quali risvolti e trame l’autore Berardo Medori intende narrarci e, soprattutto, come nasce e si evolve il substrato psicologico-narrativo su cui si sviluppano le fondamenta di quello che solo in apparenza dà l’idea di essere una storia inventa?
Per primo anch’io, nei primi capitoli, ho corso il rischio di “relegare” questo manoscritto in quell’area narrativa che solitamente è riservata al Diario, ma sarebbe limitativo e oltraggiose pei il bravo autore limitarsi a questo. I motivi sono diversi, primo fra tutti il fatto che i personaggi sono di pura invenzioni e, in secondo luogo, per il nobile e moralizzante fine che, all’occhio dell’attento lettore, non può sfuggire, ossia l’esortazione a un’emulazione a contrario dei protagonisti di questo racconto dalla spiccata connotazione filmica. L’autore, con la sua penna, senza peli sulla lingua e con descrizioni che fanno invidia ai più blasonati dossiers, ha voluto realizzare quello che mi piace considerare quasi come un atipico vademecum su cosa non vada mai fatto e imitato: una sorta di ricetta da non seguire o, per meglio intendere, da applicare proprio al contrario per affrontare la vita, partendo proprio dal periodo adolescenziale fino a quello della piena maturità. Alberto Roma, Paride Fassi, Settimio Davani e Matteo Berghentini (tutti nomi immaginari e, a tal proposito, mi domando quanto possano esserlo anche i fatti e le circostanze raccontate) sono i protagonisti di questa storia caratterizzata, come anticipato parzialmente dal titolo, dal sapiente e ben azzeccato utilizzo di una costante che, mi piace definire appunto, come una “virtuosa mediocrità”: quella, per intenderci, che porta i quattro amici a eludere i piccoli ostacoli e le normali difficoltà che la vita riserva loro, ingaggiando progetti ben più grandi degli stessi, bypassando anche quelle condotte legali e lecite comunemente note come “ragazzate”, e che potrebbero condurre a ostacoli e difficoltà ben più imponenti. Nella pratica pare quasi abbiano brevettato una vera e propria macchina per “moltiplicare e ingigantire i normali problemi adolescenziali”. Ma, come solitamente accade in tutte quelle storie che sembrano approssimarsi all’inevitabile catastrofe, anche in questo caso, ecco che, come il Grillo parlante di Pinocchio, la “coscienza illuminata dell’ultimo momento”, che, talvolta proviene in maniera provvidenziale e alternata dai quattro giovani amici, sarà salvezza vera e propria, per gli stessi, e, al contempo, fonte di un intelligente processo di moralizzazione per i lettori, specie per quelli più giovani e disincantati.
La narrazione è sempre ben ancorata all’aspetto avventuroso e all’intraprendenza dei quattro, i quali dotati di una fervida immaginazione e di un’intraprendenza ancor più spiccata, fantasticano su un futuro di successo. Il problema, però, sarà il confronto con la realtà e i loro disastrosi piani che, ogni volta, andranno per il verso storto grazie proprio a quel “moltiplicatore di problemi” prima accennato, e che alla fine sembra quasi spegnere sogni e speranze. Tra rocambolesche esperienze e avventure, che si articolano dalla creazione di un complesso rock, sino alla scritturazione di molti dei loro paesani ad attori per un cast cinematografico, si sviluppano gli intraprendenti progetti dei protagonisti e, a proposito, vi garantisco che anch’io, con questa lettura, ho potuto riassaporare l’unicità e la magia dei cari anni ‘80 e ’90. Infatti, come proiettato indietro nel tempo, mi sono tornati alla memoria i momenti della mia adolescenza che tanto hanno a che vedere con questo libro. Ho ritrovato, dunque, tutte le ambientazioni e i luoghi comuni che ogni lettore può aspettarsi da una lettura di questo tipo, assieme a un’ estetica sempre originale che, seppur “poco attuale”, è sempre ben adattabile a una contestualizzazione in chiave moderna. Così la storia, semplice solo in apparenza, e senza molti collegamenti alla cultura pop dei ragazzi di oggi, è dotata di un alto potenziale psico-pedagogico: non esiste una strada giusta o sbagliata poiché è importante solo il messaggio che si vuole mandare. Detto ciò, è forse nella sua genuinità che “Una vita da Mediocre” lancia il messaggio più forte, legato al valore dell’amicizia e all’accettazione di se stessi che, oggi, più che mai, vivendo in un mondo costantemente bombardato da immagini, idoli e da una falsa rappresentazione, spinge i nostri giovani, proprio come, Alberto, Paride, Settimio e Matteo verso come dovrebbero essere, invece di come vorrebbero essere. Oggi, per esempio, i social network hanno un grosso impatto nella società moderna, soprattutto per i giovani. Di certo non si incolpa il mezzo, ma l’utilizzo che se ne fa. Il problema però è che le nuove generazioni, come anche le vecchie, si confrontano ogni giorno con il senso di appartenza e d’identità. Questo porta molto spesso a casi di depressione e incapacità di adattamento, in un periodo in cui la propria immagine pubblica sovrasta quella emotiva. Ed è in questa analisi che la storia originale di “Una vita da mediocre” trova la sua valenza, rendendola ancora attuale: è l’immagine del ragazzo “fico”, quello famoso e ben voluto da tutti, che a priori porta i protagonisti a compiere diverse scelte. Ma l’amicizia va sempre messa al primo posto, perché è solo grazie al confronto con l’altro che si può crescere… È solo grazie a un amico, prima ancora che alla famiglia, che, molto spesso, si può passare dalla mediocrità a una sana normalità. Ritengo che, nonostante il suo esordio, l’amico Berardo, abbia centrato il bersaglio, per quanto nella sua totalità il libro – ripeto – solo in apparenza, non parli di una storia contemporanea. Nella speranza di essere riuscito a stimolare la vostra curiosità e complimentandomi con l’autore per il suo esperimento letterario, ben lontano dall’essere mediocre, auguro a voi buona lettura e a lui le soddisfazioni che merita.
Antonello Di Carlo

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