Tra corpo e anima

13,50

AUTORE: Sabrina Morelli
TITOLO: Tra corpo e anima
ANNO: ©2022 DI CARLO EDIZIONI
ISBN-13: 979-1281201194

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Descrizione

Cari lettori, in un’epoca in cui sembra mancare il desiderio nel suo senso più ampio, inteso come attrazione, sesso, conoscenza, elevazione e del bello e in cui il pragmatismo e il pessimismo sembrano essere i tiranni incontrastati della nostra vita quotidiana, Sabrina Morelli ha deciso di scrivere questa raccolta di poesie erotiche e di riflessioni perché crede che solo attraverso la poesia gli strati esistenziali, quali amore ed erotismo, possano tornare ad essere i pilastri più portanti della vita umana. Trovo interessante come l’autrice abbia intrapreso una navigazione poetica assai particolare con cui non pretende di riscrivere o di rivoluzionare il campo delle poesie d’amore e delle poesie erotiche ma, al contrario, di far esprimere il proprio punto di vista sull’argomento e il modo con cui vive personalmente l’amore, l’erotismo, la propria sensualità, l’anima e il corpo della donna: tutti aspetti che meritano di essere rispettati e venerati alla stregua di una divinità di cui l’essere umano non può e non deve fare a meno. Ella tratta questi argomenti attraverso i suoi magici versi, facendo sì che la poesia diventi una vera e propria testimonianza del desiderio in generale o, per meglio dire, un veicolo per sigillare con le parole le gallerie segrete che portano al piacere esistenziale del vivere e, perché no, anche al piacere e alla soddisfazione, all’apoteosi dello spirito e del corpo. Grandi poeti e scrittori prima di lei hanno dato vita a versi meravigliosi e scritto romanzi avvincenti che hanno sublimato il tema dell’erotismo e dell’amore. Per primo mi viene in mente Baudelaire il quale scriveva: “… coloro che capiscono il linguaggio dei fiori e delle cose silenziose, che riescono a librarsi oltre le valli, gli stagni, i boschi, le nuvole e i mari, potranno liberarsi dagli affanni e dai molti dolori”che, secondo il sentire di Sabrina e di gran parte di noi, pesano sulla torbida esistenza e per poi precipitare, con un energico colpo d’ali, verso campi luminosi e sereni. E se, alla fine di questa metaforica caduta, si vuole sperimentare quella particolare ebbrezza che solo la fusione di dolore e di piacere consente di raggiungere l’incensamento del desiderio, allora bisognerebbe leggere Sabrina solo dopo aver chiamato in causa la poesia “Sopra un erotik” di Gabriele D’Annunzio, in cui questo grande poeta scrive di desiderare un amore doloroso, lento, proprio come una morte lenta e che sia senza fine e senza cambiamento. Vuole viverlo come un tormento occulto, lo immagina come un’alta torre di granito e come un letto di porpora su cui giacere, proprio come su un sepolcro fino alla fine dei tempi. Ma al contempo, proseguendo nella lettura di questa silloge, ci accorgiamo di quanto possa essere dolce per ognuno di noi “naufragare in questo mare” ed ecco che ritorna con inevitabile veemenza a temi tanto cari a Foscolo e a Rilke. Sabrina ci insegna, come molte volte, tra noi e l’oggetto del nostro desiderio si interponga una porta o un ostacolo difficile da dischiudere o da superare e che alla fine moltiplica le nostre brame e i nostri desideri! Questo aspetto, il quale rappresenta la chiave di lettura della collezione poetica in oggetto, era ben conosciuto da Plauto nel suo Paraclausithyron (parola composta che in greco antico significa: “lamento accanto alla porta chiusa”). Ma anche Pablo Neruda scriveva:
“Ho fame della tua bocca, della tua voce, dei tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, in silenzio,
il pane non mi sostiene, l’alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.
Ho fame del tuo riso che scorre,
delle tue mani del colore di una stalla furiosa,
ho fame della pietra chiara delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come una mandorla intatta.
Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano del bel viso,
voglio mangiare l’ombra fugace delle tue ciglia
e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe”
Proprio per queste ragioni l’autrice, a mio avviso, ha intrapreso questo viaggio introspettivo poetico e sensuale nel desiderio che oscilla tra la fame erotica e le spirali del piacere più profondo e oscuro, in correlazione ad una sorta di altalena semantica e ontologica che dondola lentamente e catartica gradevolezza proprio “Tra corpo ed anima” (questo è il titolo della silloge). Gentilissimi lettori e lettrici, adesso che ho finito di illustrare la mia prefazione, vi saluto con un mio aforisma che ben rappresenta tesi, antitesi e sintesi delle meravigliose poesie di morelliana estrazione, riguardo alle quali, di proposito non ho voluto darvi alcuna anticipazione, dicendovi appunto:
“ Il vestito che ha senso è quello che spinge gli uomini a volerlo strappare di dosso, ma non perché indossato da una donna dai facili costumi, al contrario, perché crea potente dipendenza e sopraffini fantasticazioni”.
I miei più sinceri complimenti e auguri all’amica poetessa, a voi lettori e lettrici volino il mio più accorato invito e la mia più convincente esortazione a leggere, assaporare e a godervi “Tra corpo e anima”.
Antonello Di Carlo

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