Rosa Rosissima e le ecofavole

13,00

AUTORE: Annunziata Candia
TITOLO: Rosa Rosissima e le ecofavole
ANNO: ©2022 DI CARLO EDIZIONI
ISBN-13: 9791281201064

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Descrizione

Presentazione dell’editore di “Rosa Rosissima e le ecofavole” di Annunziata Candia

Il primo novembre è la “Giornata mondiale dell’ecologia” e in tanti già avvertiamo la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo a questo delicato argomento. Diversi sono i modi e gli approcci per tentare di perseguire questo nobile fine, proprio perché varie sono le materie che si occupano del delicatissimo tema dell’ecologia. Si può parlare di un vero ambito pluridisciplinare che accomuna le scienze, la letteratura, il giornalismo e l’associazionismo. Annunziata Candia ha deciso di dare il proprio contributo a “Madre Terra”, alla sua maniera, quella che meglio padroneggia e che è il risultato di una lunga carriera dedita all’insegnamento. Lei, che ben conosce i bambini, ha deciso di farlo attraverso il rodato e ineguagliabile strumento delle favole o, forse, sarebbe meglio dire, delle sue “ecofavole”. A tal proposito è d’uopo ricordare che la favola (dal sostantivo latino “fabula”, cosa narrata, raccontata e dal relativo verbo “fari”, narrare, raccontare) è una breve narrazione in prosa o in versi di una vicenda i cui protagonisti sono di solito animali pensanti e parlanti, più raramente uomini o cose, e, attraverso l’esempio, ha lo scopo di insegnare qualcosa, ossia di fornire una morale. Le origini antichissime sono da ricercare in Oriente, nella tradizione letteraria assiro-babilonese ed egizia. Ma sarà soltanto con il greco Esopo (VI secolo a.C.) che si avrà la prima grande raccolta scritta di favole. In seguito, nel mondo romano, la favola trovò il suo massimo rappresentante in Fedro (I secolo d.C.), continuando ad avere grande fortuna nel Medioevo e durante il Rinascimento. Sono infatti di questo periodo, per esempio, le favole di Leonardo da Vinci. Ma è nel Seicento che la favola sarà riproposta nella sua massima espressione da Jean de La Fontaine, il quale, ispirandosi proprio a Esopo e Fedro, offre per mezzo degli animali un quadro della vita e della società del suo tempo, mettendone in risalto vizi e virtù e, al contempo, sublimando la favola sia come narrazione, sia come strumento moralizzatore. Prima di Annunziata, probabilmente altri autori si sono posti il problema di spiegare l’ecologia e il rispetto per l’ambiente ai bambini attraverso la favola, ma l’autrice de quo, e non fa alcun mistero ad asserirlo nella sua prefazione, credo che sia riuscita a rievocare della favola antica, anche il nobile e vetusto fine di sensibilizzare i meno giovani verso il così delicato tema ecologico. È proprio l’ecologia la “scienza che studia gli esseri viventi come parti attive che abitano un ambiente, che lo completano e che fruiscono delle relazioni che intrattengono tra loro, dentro l’ambiente stesso”. Tutti gli esseri viventi sono intimamente connessi tra loro, perché parte di un “ecosistema” che li nutre e li avvolge, con una rete di relazioni strettissime, interconnettendoli a tutti gli elementi di cui lo stesso è articolato. Pertanto è sufficiente che uno solo di questi elementi venga meno, che l’ecosistema, così perfettamente funzionante, possa essere inevitabilmente danneggiato. Sapere di più su questa disciplina è essenziale per essere consapevoli della responsabilità che, come esseri umani, abbiamo nei confronti dell’ambiente che ci circonda e, in generale, del pianeta. Avere una visione globale, ci permette di comprendere l’importanza di tutto ciò che accade in termini ambientali e del perché dobbiamo occuparcene. Annunziata, nella sua crociata, lo fa egregiamente attraverso le favole, catalizzando l’attenzione verso sfide come quelle contro il riscaldamento globale, la desertificazione, la distruzione della biodiversità, la crisi globale delle risorse idriche e l’inquinamento ambientale dell’aria, del suolo e dell’acqua. La verità è che l’essere umano continua, imperterrito con le sue violenze, a distruggere la Natura, Gaia: la nostra casa comune. Nonostante almeno mezzo secolo di avvisi e di allarmi sempre più stringenti, lanciati dalla comunità scientifica e i disastri più o meno naturali (molti palesemente di origine antropica) che sempre più spesso mietono migliaia di vittime, l’essere umano appare molto spesso indifferente. Ma come tanti altri Annunziata non ci sta! Noi non ci stiamo! Per tal ragione credo nel lieto fine – qui usato come geniale strumento prodromico superbamente applicato dall’autrice al genere narrativo della favola- che prima ancora della funzione moralizzante, ci regala la speranza che arriveranno giorni migliori, che il vento ritorni ad accarezzare i pensieri e a scompigliare le pagine del libro che noi esseri umani stiamo scrivendo. Non possiamo più vivere di miti consigli, di sommesse parole o di quell’emozione che tarda ad arrivare. Aspettiamo di vivere e, intanto, lasciamo che il tempo passi. Quindi forse è meglio aggrapparci ai sogni per colorare i nostri giorni, per andare avanti, per rafforzare le nostre speranze e per credere che, grazie a “Rosa Rosissima, Pino Pinissimo, Nuvola Nuvolissima e Vento Ventissimo”, sogni e speranze, “per magia o per distrazione”, diventino d’un tratto realtà. Abbiamo bisogno di favole, di confidare ciecamente in qualcosa o in qualcuno, di credere di poter un giorno risvegliarci principi, principesse, supereroi e che i cattivi soccomberanno. Tutto questo è vagheggiamento? Probabilmente sì! Ma, del resto, cosa sarebbe di noi e dei nostri giorni se non ci fosse l’illusione… se non ci fossero le favole. Grazie Annunziata!

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