Novelle brevi di Sicilia

AUTORE: Andrea Giostra
TITOLO: Novelle brevi di Sicilia
ANNO: ©2022 DI CARLO EDIZIONI
ISBN-13: 9791281201163

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Descrizione

Prefazione

La Sicilia di Andrea Giostra. Novellistica o antropologia? Quando si parla di Sicilia non si può fare a meno di pensare alla stessa come a quell’immenso contenitore di meraviglie artistiche, architettoniche, geografiche, folcloristiche e culturali che solo pochi altri luoghi al mondo possono fregiarsi di avere. Infatti è cosa saputa, lapalissiana e verità scolpita nella roccia il fatto che la Trinacria (non a caso definita in molti dei miei scritti “Isola Magna”), anche per i profani rappresenta la fonte del “Sublime” dell’area mediterranea e continentale. Nonostante le tante contraddizioni e i luoghi comuni, questo è il ruolo che assume da millenni e, tra sogno e disincanto, l’energia che sprigiona da sempre continua a forgiare, plasmare e connettersi, in maniera intima e osmotica, con artisti, musicisti, poeti e scrittori che di essa hanno dipinto, creato, musicato e scritto, in maniera così edonistica e catartica, da rendere unici i loro prodotti intellettuali. Per me, che amo la letteratura più di ogni altra arte o tecnica, è giocoforza annoverare e ricordare tanti dei suoi geni. Per esempio trabocco di felicità ogni qual volta penso che lo stesso Dante Alighieri, per primo, rilevò l’importanza storica e artistica della Scuola poetica siciliana e di Jacopo da Lentini, creatore del sonetto che fu l’invenzione metrica più originale e innovativa della scuola stessa. Anche il ‘600 vide un notevole sviluppo delle idee manieriste con i suoi massimi rappresentanti: Giambattista Marino, esponente dell’arzigogolato Barocco letterario, e il poeta drammaturgo Giuseppe Artale. Il ‘700 invece è caratterizzato dal movimento dell’Arcadia, accademia letteraria che propugnava la reazione al manierismo proponendo la riscoperta dei grandi classici come riferimento. Per potere ritornare nuovamente all’apoteosi letteraria, sarà necessario attendere l’800, quando la Sicilia vive la seconda grande stagione della sua immensa cultura letteraria e diventerà la meta più importante del Gran Tour europeo. Degno di nota è Giovanni Meli, medico, abate, professore e poeta, esponente del ritorno all’antica tradizione bucolica della Sicilia. Alla fine del secolo si diffonderà il neoclassicismo. Determinanti furono per l’affermazione di questa nuova corrente, gli scavi e le scoperte archeologiche di Johan Winckelmann che nella sua “Storia dell’arte antica” pone come ideale di perfezione l’arte classica. L’archeologo e scrittore Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari (Catania 1719 – 1786), fu il fondatore dell’accademia degli Etnei e condusse numerosi scavi archeologici in tutta la Sicilia, tanto che il suo palazzo barocco diventerà in poco tempo un vero e proprio museo. E che dire dell’eccelso poeta e traduttore Mario Rapisardi (1844 – 1912) il quale deve il suo successo anche alle spietate e spesso immotivate critiche mosse da Giosuè Carducci. Ma è con il Verismo, sorto intorno al 1870, che la letteratura Siciliana vive una nuova e lunga stagione di successi, durante la quale viene prodotta una narrativa di qualità eccelsa e sempre più attenta ai problemi umani e sociali, volta a dare una rappresentazione grafica della vita e del mondo, sempre fedele e tangente la realtà del tempo. I maggiori esponenti di questo movimento furono Luigi Capuana (Mineo 1839 – Catania 1915), Giovanni Verga (Catania 1840 – 1922) e Federico de Roberto (1861 – 1926) Ai primi anni del ‘900 domina il teatro che tende a rappresentare la vita quotidiana, soprattutto nelle sue tematiche amorose. I più grandi cambiamenti culturali furono scatenati dalla forza e dall’orrore della guerra mondiale: nasce in questo periodo il teatro del grottesco, che sulla scia Shakespeariana, fonde il comico e il tragico, analizzando la vita con un gusto agrodolce. Tra i suoi rappresentanti annoveriamo Enrico Cavicchioli (Pazzalio 1885 – 1954) e il nisseno Pier Maria Rosso (1887 – 1956), la cui fama è stata oscurata dalla fortuna di Luigi Pirandello (Agrigento 1867 – Roma 1936), il più grande tra gli scrittori di teatro siciliano. La grandezza di questo autore consiste nell’aver inventato un teatro nuovo, con personaggi drammatici e tormentati, uomini agitati da dubbi ossessivi, afflitti da problemi insolubili, prigionieri di apparenze che si sovrappongono alla realtà, il più delle volte, celandola. La Sicilia, dopo i veristi e Pirandello, continua a essere terra di grandi scrittori. Salvatore Quasimodo (Modica 1901 – Napoli 1968) sensibile all’ermetismo, nelle sue prime poesie tratta la contemplazione della natura nelle varie stagioni e l’amore per la sua terra d’origine per poi spostare, in tempi più maturi, la sua attenzione verso i grandi dilemmi dell’uomo: l’esistenza, il dolore, e la solitudine. Promotore e anticipatore di numerose correnti, Elio Vittorini nacque a Siracusa ma trascorse l’infanzia in giro per svariate località della Sicilia. Giuseppe Tomasi di Lampedusa è l’autore de “Il Gattopardo”, pubblicato postumo nel 1958. Ebbe uno straordinario successo tanto che fu la prima opera in Italia a superare le 100.000 copie vendute e il regista Luchino Visconti ne trasse ispirazione per il celebre e omonimo film, ormai un cult del cinema italiano. E che dire di Vitaliano Brancati, di Leonardo Sciascia e, per citare uno dei più recenti, dello stesso Andrea Camilleri? Insomma, l’elenco sarebbe ancora molto ricco ma tutto ciò ci serve solo per dire e sottolineare che il fermento letterario e culturale non si è mai arrestato e che la splendida Sicilia, dalle mille contraddizioni e dalla sua letteratura di denuncia, di svago, dell’ironia e della diffidenza, continua a regalarci grandi opere pregne di orgoglio siculo. Ed è proprio sulla scia di questo interminabile moto ondoso che la piacevole “tramontana letteraria” continua a lambire menti fini e inchiostri pregiati. Tempo fa in uno dei tanti mi sono imbattuto, curiosando su internet. Sto parlando di uno scrittore siciliano che di certo non avrà il blasone dei grandi prima menzionati, del resto è risaputo il fatto che nemo est profeta in patria, ma sicuramente è destinato ad arricchire la “mia lista” e a irrompere, con veemenza e meritata maniera, nella migliore bibliografia della scuola letteraria siciliana. Sto parlando di Andrea Giostra che, ormai da un anno, posso fregiarmi di potere chiamare amico, ma che ho conosciuto solo per mera casualità e piacevole coincidenza, prima attraverso i suoi libri e, dopo, attraverso conoscenti comuni. Psicologo, criminologo e scrittore palermitano, ben noto nella sua città ma anche a livello nazionale proprio per aver vinto importanti premi, è anche autore di “Novelle brevi di Sicilia”, opera che ho trovato di immenso interesse. Le mie considerazioni vanno al di là dei motivi che abbiano spinto lo scrittore ad aver editato e offerto alla libera fruizione pubblica questo capolavoro letterario, anche perché, se così non fosse stato, difficilmente avrei scoperto e comprato i suoi libri. Infatti, oggi più che mai, ci troviamo tempestati da un flusso oceanico di testi che è sempre più difficile seguire, leggere e recensire: nella sola Italia si parla infatti di 500 pubblicazioni al giorno, di autori che, grazie all’esistenza di “critici” e opinionisti a pagamento compiacenti, vengono dipinti con enfasi come prossimi capolavori letterari del momento. Questa è una prassi diffusa che spesso confonde e, naturalmente, depista l’orientamento dei lettori, i quali, una volta comprato il libro e resesi conto dell’abbaglio, si ritrovano in mano solo un testo le cui pagine saranno buone solo per accendere il camino o il barbecue. Ma, naturalmente, questo non è il caso di Andrea Giostra e della sua opera che adesso, da editore esordiente, ho il piacere di pubblicare. Al di là dello stile originale e alla competenza linguistica ciò che, a mio avviso, rende superba questa raccolta, è il registro narrativo sempre spontaneo, lineare, aggiungerei defaticante, da un lato e, dall’altro, i preziosismi e le originali e sempre volute discrasie di una scelta glottologica che solo in apparenza sembra rivolta ai lettori Siciliani perché, in realtà, è ben colta e apprezzata (sembra un paradosso) da chi Siciliano non è. Aver letto “Novelle brevi di Sicilia” per me è stato un po’ come rispolverare il meglio della produzione artistico-letteraria isolana e nazionale, una sorta di magia che solo un eccellente scrittore, conoscitore della sicilianità e, soprattutto, caparbio e indiscusso lettore, è in grado di far vivere e respirare con le sue “morbide, abbondanti e sempre dinamiche, seppur all’apparenza statiche, ambientazioni”. Non aggiungo altro per non privare il lettore del gusto sopraffino di leggere la raccolta de quo, visto che, come ho detto pocanzi, è gratuita anche su internet e, prendendo in prestito una celebre citazione di Sciascia, lasciate che vi dica che: “… la Sicilia è quel continente fantastico in cui è impossibile vivere senza immaginazione” ma, se volete cogliere e assaporare ogni sua singola fibra, non potete fare a meno di leggere i classici… verissimo, ma non potete non leggere Andrea Giostra il quale, magari per molti, non sarà un “Leone di Sicilia”, o forse un maculato “Gattopardo”, ma penso che non me ne vorrà nessuno se lo paragono (restando sempre in tema di felini) a un bellissimo, ipnotico, fascinoso e ammaliante esemplare di “Persiano”. E il gatto, come è ben noto a tutti, è l’unico animale capace di rubarci l’anima e il cuore.

Critica letteraria di Antonello Di Carlo

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