Diario di un giovane licantropo

16,00

AUTORE: Antonello Di Carlo
TITOLO: Diario di un giovane licantropo
GENERE: Romanzo
PAGINE: 200
ANNO: ©2023 DI CARLO EDIZIONI
ISBN-13: 9791281201637
PREZZO: 16,00

Descrizione

«Qualcuno mi taccia di essere bestia,

altri dicono che sono un dannato.

Dunque lasciate che vi faccia una domanda:

come si determina la vera differenza tra l’uomo e la bestia e,

soprattutto, dove finisce l’uno e inizia l’altra?

Ma so già di attendere una sentenza che non arriverà mai.»

È con questa domanda che Antonello Di Carlo apre e chiude la sua nuova avventura letteraria. Un quesito all’apparenza irrisolto, mala cui risposta, per l’occhio e la mente disposti a trovarla, si nasconde tra le pagine di questo libro. La storia ruota attorno a una delle figure leggendarie più diffuse al mondo, quella del licantropo, da sempre presente nella letteratura e nel cinema dell’orrore, nonché nei più disparati racconti popolari. Di Carlo, però, ribalta i canoni tradizionali, si discosta da chi lo ha preceduto e attraverso il suo romanzo racconta innanzitutto l’uomo che si nasconde dietro il lupo, riuscendo persino a trasformare il mostro in supereroe. Ecco che il protagonista, Giuseppe Cantavecchio, giovane siciliano pieno di ideali che vive e studia a Bologna, è, infatti, un lupo mannaro insolito, diverso da quelli a cui siamo abituati. Dopo un misterioso risveglio notturno egli si rende conto di essere diventato “qualcos’altro”, infatti pian piano scoprirà di essere più forte, più veloce di qualsiasi altro essere umano, dotato di una vista, di un udito e di un olfatto eccezionali, ereditati dal suo nuovo status di licantropo. Inizialmente si ritrova in balia degli eventi imprevedibili determinati dalla prima metamorfosi, infatti quando la rabbia ribolle e l’istinto prevale sulla ragione, compie atti così brutali e abominevoli da indurlo a vedere nel suicidio l’unica soluzione. Ben presto però Giuseppe, grazie anche al provvidenziale aiuto di una persona che conosce per caso, una volta giunto in Sicilia, riesce a gestire il suo nuovo status e a mantenere raziocinio e lucidità anche sotto le forme di lupo mannaro. Da questo momento in poi a guidarlo ci sarà sempre un forte senso di giustizia e ciò gli consentirà di controllare i suoi poteri e di usarli a difesa dei più deboli. Sebbene sia stato baciato dalla maledizione della luna, l’animo puro del ragazzo ha fatto sì che questa dannazione si realizzasse solo a metà. A salvare Giuseppe dalla sua condanna è anche l’amore per Francesca, unico vero antidoto al male che lo affligge. Una storia ricca di suspense e colpi di scena, resa ancor più vivace dal fatto che l’autore abbia scelto di ambientarla nei giorni che hanno visto nascere la spedizione dei Mille e realizzarsi lo sbarco degli stessi e di Giuseppe Garibaldi in Sicilia. È proprio con i garibaldini che Giuseppe torna in Sicilia, la sua terra natia. L’orrore e le ingiustizie della guerra, gli animi corrotti dei potenti e alcune verità scomode, apriranno gli occhi al giovane licantropo, portandolo anche a riflettere sulla sua condizione e a fargli perdere l’entusiasmo con cui aveva intrapreso quest’avventura. Realtà e fantasia camminano insieme, prosa e poesia si intrecciano e danno vita a un racconto intriso di storia, mito, letteratura, scienza e religione. Protagonista indiscusso è anche il territorio. I numerosi paesaggi siciliani dove si svolgono le vicende dei protagonisti – le Cave di Cusa, la Valle Del Belice, Trapani, Salemi, Alcamo e Calatafimi, per citarne alcuni – non restano mai semplice sfondo, ma sono minuziosamente descritti dalla penna di un autore che quei luoghi li conosce bene. Di Carlo, nelle cui vene scorre sangue palermitano, com’è sua abitudine, anche in quest’opera non perde l’occasione di poter trasformare in parole lo sconfinato amore che lo lega a quegli spazi che lo hanno visto nascere e crescere. Un romanzo dinamico che abbraccia la tradizione e, per quanto l’autore giochi con la fantasia, è soprattutto un racconto realistico che ha il coraggio di non accontentare le aspettative del lettore per il finale inatteso, ma il cui senso più profondo risiede proprio nel mancato lieto fine, ampio spunto di riflessione.

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